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Nell'inferno di Brancaccio: "Qui tutti hanno paura"

Parla Chiara Gambino, responsabile del centro antiviolenza

data articolo 03/09/2023 autore La Repubblica categoria articolo RASSEGNA
 
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Nell'inferno di Brancaccio: Qui tutti hanno paura. Parla Chiara Gambino, responsabile del centro antiviolenza
Articolo de La Repubblica del 3 settembre 2023

C’è chi è rimasta soltanto una voce telefonica, chi ha affidato la sua storia a decine di email e chi con più determinazione porta avanti un percorso anche da due anni.

«Non importa quante siano a varcare la soglia del centro, è fondamentale che le porte restino  aperte per rispondere alle richieste di aiuto in ogni forma possibile», Chiara Gambino, psicologa e psicoterapeuta responsabile del centro antiviolenza nel cuore di Brancaccio, realizzato in un ex-mulino donato da un privato e gestito dal Centro di accoglienza Padre Nostro , sa bene che nel quartiere alla periferia di Palermo «dove si sa tutto di tutti» è ancora più difficile per una donna uscire allo scoperto. Una trentina, fra i 28 e i 48 anni, si è fatta avanti dal 2020 a oggi.

La metà dei percorsi si è conclusa con successo anche con il raggiungimento di una condizione di autonomia da parte della donna che si è affrancata dalla violenza.

«La prima cosa è creare un rapporto di fiducia dice Gambino, alcune non riescono a presentarsi neppure con nome e cognome, alcune mi chiedono di incontrarci altrove o di sentirci soltanto per telefono, una donna l’ho seguita persino via mail. Hanno paura di essere riconosciute, si vergognano di “mettere in vetrina” il loro disagio e nove su dieci come prima cosa dicono che non hanno intenzione di denunciare il marito o il compagno per i maltrattamenti fisici o psicologici che subiscono».

L’importante, però è esserci.

«Si - aggiunge Gambino - perché abbiamo avuto anche dei percorsi molto significativi: una mamma di tre bambini molto piccoli ha trovato il coraggio di denunciare e il marito è finito in carcere, dopo un periodo in una casa-rifugio adesso ha trovato anche un lavoro e ha una nuova relazione. Un’altra è stata spinta dai figli a cambiare quartiere e a cominciare un percorso, adesso “sa chi è e cosa vuole”». A Brancaccio, più che altrove, c’è una grande sfiducia nelle istituzioni per le tante promesse mancate sulla riqualificazione del quartiere. «Questo si fa sentire anche quando si parla di violenza sulle donne dice la psicologa è difficile fare passare il messaggio che c’è qualcuno pronto ad ascoltare e ad aiutarle davvero. Il centro andrebbe potenziato».

C’è lo stupro, ma ci sono anche le violenze giornaliere. «Lo stupro di branco ha fatto indignare tutti dice Gambino, ma poi l’indignato si spegne velocemente. Bisogna, invece, strutturare i servizi, fare un lavoro capillare all’interno delle scuole, con le famiglie. Un lavoro sul sociale e culturale, perché alla base c’è una crisi educativa e di valori che non è affatto legata all’estrazione sociale. C’è una grande difficoltà a dare delle regole, a fissare dei limiti».

La ragazza del Foro Italico, dopo la violenza di gruppo ha denunciato, tante altre non lo fanno.
«Lei lo ha fatto dice Gambino - Ma quanti altri stupri si consumano e non ne sappiamo nulla? Anche fra le storie che ho raccolto a Brancaccio c’è quella di una donna stuprata che non lo ho mai confessato. Il centro antiviolenza c’è anche per lei ».

di Claudia Brunetto

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